Dal 1 gennaio 2016 il Comune di Cimego si è fuso nel Comune di Borgo Chiese

La fucina

di Giovedì, 19 Giugno 2014

Sul Sentiero sono attualmente funzionanti due fucine: quella di proprietà di  Gelsomino Girardini, fabbro ancora in attività, e quella  recentemente  ristrutturata dal comune di Cimego; entrambe  funzionano grazie all'acqua del Rio Caino. Quest'ultima è stata trasformata in una sorta di "museo vivente". Visitandola potrai infatti seguire tutti i cicli della lavorazione del ferro. E' un laboratorio di grande interesse, anche dal punto di vista didattico, già visitato da escursionisti, appassionati del settore e, soprattutto, da scolaresche provenienti da diverse regioni d'Italia.

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Che la comunità di Cimego abbia uno storico rapporto con l'attività della lavorazione del ferro è un dato talmente antico da affondare le sue radici in epoca romana. Sulla scorta di un frammento di lapide ritrovato presso la chiesa parrocchiale di Bovegno di VaI Trompia, lo storico cappuccino storese Padre Cipriano Gnesotti ci ricorda un certo Esdra come probabile prefetto delle miniere di metalli, particolarmente del ferro, di cui erano ricchi i monti di quella valle. Ma anche a Cimego, nel muro di sostegno di un orto nei pressi del Rio Salùm, fu ritrovato un frammento di lapide romana che  richiamava a sua volta il nome di questo prefetto delle miniere: "AC ESDRI M BISASIVS LM".
Gnesotti aggiunge poi che già ai suoi tempi era quanto mai radicata la tradizione che proprio nel territorio di Cimego vi fossero un tempo cave e miniere di metalli. Nulla di più probabile dunque che questo prefetto Esdra avesse dato disposizioni in merito all'attività di estrazione e poi di lavorazione del ferro anche in quel di Cimego, in quanto territorio dipendente dallo stesso municipium di Brescia su cui gravitavano gli abitanti della Val Trompia. E per dire che la tradizionale attività del ferro non solo continuerà nei secoli ma sempre più si rafforzerà in questa piccola comunità, basti ricordare che in una relazione di dati statistici datata 2 settembre 1869 il capocomune precisa che nella sua piccola comunità di Cimego lavoravano abitualmente ben 25 fabbri.
Ricordiamo poi che anche Alberto da Cimego, noto seguace di Fra Dolcino  e esponente dell'eresia dolciniana in sede locale, era  un valente fabbro, abile   nel produrre gli oggetti e nel vendere armi ed attrezzi da taglio per contadini e boscaioli.(tratto da "Una terra di fabbri" di Franco Bianchini, da "Cimego, paese del ferro e dell'eresia", Cooperativa Il Chiese, Comune di Cimego)
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Aria, acqua, fuoco

Aria

Da Venezia tecnici e maestri dell'arte fusoria introdussero un nuovissimo sistema per convogliare aria per la combustione: le BOTTI. Il meccanismo per la produzione di una forte corrente d'aria è semplice due tubi fatti con assi di legno aventi forma di parallelepipedo, imboccati ai fori quadrangolari della "botte", conducevano, nell'interno di questa, due abbondanti getti d'acqua con libera caduta da alcuni metri. Le due masse d'acqua si frangevano su di una pietra circolare che, per la sua forma, era chiamata "forma de formai" (forma di formaggio), e di rimbalzo creavano violenti spruzzi. Questi agitavano l'aria, che fuoriusciva dai fori circolari, ai quali erano applicate le tubature di canapa dirette ai forni fusori. Il vuoto d'aria che si creava all'interno della "botte" richiamava dall'esterno, sempre più impetuosamente nuova aria, che diventava così, un forte, costante soffioLa quantità d'acqua poteva essere regolata, in modo da produrre il getto d'aria necessario. Poteva anche essere regolata anche l'umidità dell'aria in uscita. L'acqua usciva dal fondo della "botte" e tornava nel torrente.

Acqua
Necessaria per muovere le ruote a cassonetto, per il funzionamento dei "macchinari" presenti nella fucina (la mola, il maglio, il trapano, eccetera) e per tanti altri utilizzi.

Fuoco
Necessario per portare il ferro a temperature elevate, per la forgiatura e la modellazione.

(da: Storia della Comunità di Ledro Volume II. di Bortolo Degara. Tipografia Emanuelli, Arco di Trento)

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Fabbro al lavoro

In questa pagina vengono descritti in sequenza i diversi tipi di intervento che il fabbro (nel nostro caso Gelsomino Girardini) opera affinchè dal pezzo di ferro grezzo si possa giungere ad un semplice manufatto in ferro battuto (zappe, picconi, asce eccetera).
Scelto il pezzo di ferro grezzo,  viene messo nella forgia. Nel fuoco il ferro diviene incandescente, raggiungendo la temperatura di ben 800 gradi.
Si procede al taglio del pezzo di  ferro. Il pezzo di ferro viene nuvamente rimesso nella forgia.
Con la battitura al maglio si comincia a dare al ferro la forma desiderata. Il pezzo di ferro viene ulteriormente lavorato all'incudine. L'ultima rifinitura viene data dalla mola.