La fucina
Sul Sentiero sono attualmente funzionanti due fucine: quella di proprietà di Gelsomino Girardini, fabbro ancora in attività, e quella recentemente ristrutturata dal comune di Cimego; entrambe funzionano grazie all'acqua del Rio Caino. Quest'ultima è stata trasformata in una sorta di "museo vivente". Visitandola potrai infatti seguire tutti i cicli della lavorazione del ferro. E' un laboratorio di grande interesse, anche dal punto di vista didattico, già visitato da escursionisti, appassionati del settore e, soprattutto, da scolaresche provenienti da diverse regioni d'Italia.
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Che la comunità di Cimego abbia uno storico rapporto con l'attività della lavorazione del ferro è un dato talmente antico da affondare le sue radici in epoca romana. Sulla scorta di un frammento di lapide ritrovato presso la chiesa parrocchiale di Bovegno di VaI Trompia, lo storico cappuccino storese Padre Cipriano Gnesotti ci ricorda un certo Esdra come probabile prefetto delle miniere di metalli, particolarmente del ferro, di cui erano ricchi i monti di quella valle. Ma anche a Cimego, nel muro di sostegno di un orto nei pressi del Rio Salùm, fu ritrovato un frammento di lapide romana che richiamava a sua volta il nome di questo prefetto delle miniere: "AC ESDRI M BISASIVS LM". Gnesotti aggiunge poi che già ai suoi tempi era quanto mai radicata la tradizione che proprio nel territorio di Cimego vi fossero un tempo cave e miniere di metalli. Nulla di più probabile dunque che questo prefetto Esdra avesse dato disposizioni in merito all'attività di estrazione e poi di lavorazione del ferro anche in quel di Cimego, in quanto territorio dipendente dallo stesso municipium di Brescia su cui gravitavano gli abitanti della Val Trompia. E per dire che la tradizionale attività del ferro non solo continuerà nei secoli ma sempre più si rafforzerà in questa piccola comunità, basti ricordare che in una relazione di dati statistici datata 2 settembre 1869 il capocomune precisa che nella sua piccola comunità di Cimego lavoravano abitualmente ben 25 fabbri. Ricordiamo poi che anche Alberto da Cimego, noto seguace di Fra Dolcino e esponente dell'eresia dolciniana in sede locale, era un valente fabbro, abile nel produrre gli oggetti e nel vendere armi ed attrezzi da taglio per contadini e boscaioli.(tratto da "Una terra di fabbri" di Franco Bianchini, da "Cimego, paese del ferro e dell'eresia", Cooperativa Il Chiese, Comune di Cimego) |
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Aria, acqua, fuoco Aria Da Venezia tecnici e maestri dell'arte fusoria introdussero un nuovissimo sistema per convogliare aria per la combustione: le BOTTI. Il meccanismo per la produzione di una forte corrente d'aria è semplice due tubi fatti con assi di legno aventi forma di parallelepipedo, imboccati ai fori quadrangolari della "botte", conducevano, nell'interno di questa, due abbondanti getti d'acqua con libera caduta da alcuni metri. Le due masse d'acqua si frangevano su di una pietra circolare che, per la sua forma, era chiamata "forma de formai" (forma di formaggio), e di rimbalzo creavano violenti spruzzi. Questi agitavano l'aria, che fuoriusciva dai fori circolari, ai quali erano applicate le tubature di canapa dirette ai forni fusori. Il vuoto d'aria che si creava all'interno della "botte" richiamava dall'esterno, sempre più impetuosamente nuova aria, che diventava così, un forte, costante soffioLa quantità d'acqua poteva essere regolata, in modo da produrre il getto d'aria necessario. Poteva anche essere regolata anche l'umidità dell'aria in uscita. L'acqua usciva dal fondo della "botte" e tornava nel torrente.
Acqua
Fuoco (da: Storia della Comunità di Ledro Volume II. di Bortolo Degara. Tipografia Emanuelli, Arco di Trento) |
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Fabbro al lavoro
In questa pagina vengono descritti in sequenza i diversi tipi di intervento che il fabbro (nel nostro caso Gelsomino Girardini) opera affinchè dal pezzo di ferro grezzo si possa giungere ad un semplice manufatto in ferro battuto (zappe, picconi, asce eccetera). |